Amore al prossimo delle Suore Missionarie
L'amore di Dio e del prossimo sono due virtù così unite che possono dirsi un solo amore; tuttavia si suole distinguerle. L'amore del prossimo deve essere soprannaturale, partire cioè da Dio e ritornare a Lui. Non è quindi vero amore del prossimo quando si ama per genialità, per interesse o per passione. Chi ama bene il prossimo lo ama in Dio e per Dio. Ne consegue che chi ama Dio, ama necessariamente anche il prossimo.
L'amore del prossimo è un precetto strettissimo e, come tale, imposto da Nostro Signore più d'ogni altro. Lo chiama il Suo precetto: Ecco il mio comandamento: amatevi gli uni gli altri, lo chiama il nuovo precetto: Vi dò il comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri.
Dice San Gregorio, e lo leggiamo nel Breviario, che Nostro Signore mandò i suoi discepoli a due a due a predicare il Vangelo, per darci a capire che colui il quale non ha carità verso il prossimo, non deve in niun modo addossarsi l'ufficio del predicare. Come mai questo: che chi non ha amore al prossimo, non può compiere l'ufficio di evangelizzatore? Spiega la cosa S. Lorenzo Giustiniani, dicendo che questo ufficio è essenzialmente un ufficio di carità; e come potrà esercitarlo chi non ha carità? come potrà comunicare il fuoco chi ne è privo? (488). Solo allora - continua il Santo - potrai infiammare il prossimo, quando tu sii consumato dall'incendio della carità; altrimenti se tu sarai freddo, che cosa dirai o come potrai fare del bene?
Tutto nel sacerdote e più nel missionario, chiama l'amore del prossimo: l'altare dove quali vittime di espiazione ci offriamo al Signore per i peccati nostri e del popolo; il tribunale di penitenza, dove spieghiamo l'eroismo di una carità paziente e compassionevole; e così dicasi di ogni altro esercizio del nostro ministero. Il sacerdote, e più ancora il Missionario, è l'uomo della carità. Egli è sacerdote più in vantaggio dei suoi fratelli che per se stesso. Il sacerdote che non ha viscere di carità verso gli altri, verso tutti indistintamente, manca certo ad uno dei più gravi doveri.
Or, come potremo noi Missionari esercitare un giorno tale e tanta carità, se fin d'ora non ci esercitiamo ben bene in questa virtù? Il Missionario deve avere un cuore grande, pieno di compassione verso i suoi fratelli. Non è forse questo che lo indusse ad abbracciare una vita di abnegazione: il desiderio di far del bene al prossimo, di salvare anime?... Sulla triplice interrogazione fatta da Gesù a Pietro e relativa ingiunzione di pascere gli agnelli e le pecorelle, i Padri danno tre spiegazioni. La prima è che, avendo questi rinnegato tre volte il Divin Maestro, Gesù richiese in riparazione tre atti di amore. La seconda, per insegnarci che l'amore delle anime è la prima conseguenza del nostro amore per Dio. La terza, che chi ha vero amore di Dio, deve pure ardere di amore pel prossimo.
[Brano tratto dagli scritti di Padre Lorenzo Sales]