L’ideale apostolico

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).


Accendi in me, Signore, la fiamma dell’apostolato e alimentala col tuo amore. 

1 - Come il seme non può germinare lo stelo che porterà una nuova spiga se prima non affonda le radici nel terreno, così l’anima non può dar frutti per l’apostolato, se prima non mette le radici di una seria vita interiore, mediante la quale trarrà da Dio stesso la linfa che la renderà feconda. La vita interiore è il principio vitale, è la forza, è la fiamma dell’apostolato; ma d’altra parte anche l’apostolato può portare il suo contributo alla vita interiore, cooperando a renderla più generosa, più intensa. Quando un’anima è presa dall’ideale apostolico, il suo stesso desiderio di conquistare altre anime a Dio la spinge ad impegnarsi con maggiore generosità nella preghiera, nella mortificazione, nell’esercizio delle virtù proprio con l’intento di rendersi maggiormente capace di un apostolato fecondo. Così, mentre la vita interiore è l’anima dell’apostolato, l’apostolato è a sua volta una molla assai potente per spingere l’anima all’unione con Dio, alla perfezione, alla santità. L’ideale apostolico è di per sè suscitatore di energie spirituali, di vita generosa, santa. [...]

Questo stesso ideale ha fatto sorgere recentemente nella Chiesa un nuovo stato di perfezione, quello degli Istituti secolari, in cui anime desiderose di consacrarsi alla salvezza dei fratelli s’impegnano a vivere nel mondo secondo la perfezione evangelica. […] Quando l’ideale apostolico è vivo e ben compreso, anzichè gettare sventatamente le anime nell’azione, le conduce ad una vita interiore più profonda, al dono totale di sé, alla santità, perchè è necessario santificarsi per santificare. [...]

2 - Una vita interiore in cui non brilla l’ideale apostolico non potrà mai essere piena, rigogliosa. Ciò dipende dalla natura della grazia e della carità che sono per se stesse espansive, apostoliche. Sebbene la grazia aderisca in modo intimo ed incomunicabile all’anima che ne è dotata, tuttavia giova al bene di tutta la comunità cristiana. Il dogma della comunione dei santi ci dice appunto che la grazia e la santità di un membro di Cristo ridonda a vantaggio di tutte le altre membra. Parimenti la carità, compagna inseparabile della grazia, è per sua natura espansiva e, abbracciando Dio, abbraccia tutte le creature in Dio. Essa imprime all’anima un duplice slancio: verso Dio e verso il prossimo; se l’uno o l’altro di questi slanci viene represso, la carità resta soffocata nella sua essenza. Questa virtù si sviluppa e giunge a maturità solo quando sono in piena efficienza i suoi due aspetti: amore di Dio e amore del prossimo; escludendo o diminuendo la carità fraterna, di cui l’apostolato è l’espressione più alta, si viene inevitabilmente a diminuire anche l’amore verso Dio. 

Perciò una vita interiore fredda, indifferente per il bene delle anime è necessariamente una vita sminuita, rimpicciolita, ridotta ad una forma di pietà gretta, meschina e spesso anche egoista; ha perso il calore vitale, il calore della carità e non merita neppure il nome di vita. 

Dove invece la fiamma dell’apostolato è viva, sì ha una vita interiore più che mai rigogliosa, capace di grande generosità. Non è forse vero che talvolta il desiderio della nostra perfezione non è sufficiente a darci il coraggio per accettare certi sacrifici, certe rinunce che costano tanto alla natura? Ma quando si pensa che dalla nostra generosità, dalla nostra fedeltà alla grazia, dalla nostra immolazione può dipendere la salvezza di altre anime, allora non si può rifiutare nulla al Signore e si trova la forza per abbracciare anche le cose più aspre e penose. 

Così l’ideale apostolico diventa una leva potente per la santificazione personale e l’anima, resa più ricca da una fervorosa vita interiore, può mettere a disposizione di questo ideale nuove energie, nuova fecondità. 


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

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